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Incontro Vescovo – Vicariato

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PARROCCHIA

Il piccolo Pantheon lombardo

Progettista della chiesa parrocchiale fu l’architetto milanese Luigi Cagnola (Milano 1762 – Inverigo 1833), autore anche dell’Arco della Pace di Milano (1807-1817) della rotonda di Inverigo (1830) e del vicino campanile di Urgnano (1824-1829), per citare le opere più vicine a Ghisalba. La chiesa è di puro stile neoclassico; i lavori iniziarono nel 1821 e terminarono nel 1834, anno di consacrazione della chiesa stessa. L’attuale tempio sorge sull’area occupata un tempo dalla vetusta Pieve eretta verso la fine del secolo V sulle rovine del tempio pagano dedicato a Giove datore di pioggia. L’edificio è preceduto da un solenne e maestoso pronao rialzato, formato da 14 colonne in stile composito con capitelli a foglia d’acanto in Ceppo Gentile d’Adda. Le colonne furono intonacate e dipinte a fresco dal decoratore bergamasco Angelo Pasinetti di Borgo di Terzo nel 1975. Varcato il grandioso portale (m. 3,10 x m. 5,80) di un sol blocco di noce, la vasta aula circolare è di una solennità contenuta, mentre si respira un profondo senso religioso, creato dal fascio di luce che piove dalla sommità della cupola, unica finestra con luce diretta. La fioca luce proveniente dai 12 finestroni, originando luci ed ombre, conferisce a tutto l’edificio un senso di mistero e di infinito; l’animo umano percepisce l’Eternità. L’altare maggiore (1831-33) è opera dello stesso Cagnola ed è formato da un alto stilobate rivestito di marmo giallo venato, da otto colonne in marmo verde di Varallo con basi e capitelli laminati in oro zecchino e dal timpano in marmo bianco di Carrara. I due angeli portatori in marmo di Carrara, sono opera dello scultore comasco Francesco Somaini, mentre l’arca in legno è dell’intagliatore milanese Giuseppe Arrigoni e fu decorata da Mario Fumagalli, anch’esso di Milano. Esecutori della messa in opera dell’altare maggiore furono i fratelli Davide e Nicola Pìrovano di Milano, che lavorarono per allestire l’altare nel 1833, anno della morte del progettista di questo complesso monumentale. Le otto statue in gesso (i quattro Profeti e i quattro Evangelisti), i Cherubini sopra il fastigio degli archi trionfali e le quattro fornelle con bassorilievo sopra le quattro porte delle sagrestie (la Maddalena che lava i piedi a Gesù, Ester ed Assuero, la Crocifissione e la Resurrezione) sono sempre opera dello scultore comasco Somaini. I mensoloni sopra gli archi e i capitelli in gesso delle semicolonne sono opera del milanese Davide Maricloni (1829-32). La grandiosa cupola fu affrescata dal ticinese Francesco Tencalla (1828-30) e ridipinta ex novo dal decoratore Angelo Pasinetti di Borgo di Terzo nel 1975. Il decoratore bergamasco Pasinetti dipinse anche per la prima volta, a distanza di 145 anni circa, la parete cilindrica e le semicolonne. Gli altari laterali furono progettati dall’architetto Francesco Peverelli, collaboratore del marchese Luigi Cagnola e prosecutore delle opere del maestro dopo la sua morte. La messa in opera degli altari laterali fu affidata al marmista Giuseppe Zini di Viggiù (1841-44 quello del Crocefisso; 1854 di S. Amando e Defendente con la Madonna). Le statue che ornano il timpano dei due altari laterali sono di marmo di Carrara, opera dello scultore F. Somaini. Le tre pale che ornano gli altari, provengono dall’antica Pieve demolita, opere del celebre pittore bergamasco Gianpaolo Cavagna (1556-1627). La prima ad essere eseguita fu quella con i santi Defendente ed Amando (1608) sono i patroni civili del paese. La seconda raffigurante la Vergine; Santa Maria Maddalena e S. Giovanni ai piedi del Crocefisso fu dipinta nel 1619. La terza, posta nell’abside dietro l’altare maggiore fu eseguita nel 1623-24 è l’unica che porta la firma del pittore. Probabilmente anche le altre due erano firmate, ma l’autografo scomparve nel secolo scorso, quando ridussero le dimensioni dei quadri per adattarli ai nuovi altari neoclassici. Le due credenze a fianco dell’altare maggiore sono opere intarsiate dell’Istituto Botta di Bergamo e furono eseguite nel 1856. Nelle due tarsie centrali vi è raffigurato in una il martirio di S. Lorenzo sulla graticola e nell’altra S. Amando, fondatore della prima chiesa della zona (Pagus-Pieve), che consegna il progetto della chiesa al Vescovo di Bergamo. 

SANTUARIO

Il Santuario Madonna della Consolazione
Secolo XV: il secolo dell’apparizione
(14 agosto 1453)

Tristi conduzione dei tempi

DONNA ANTONIOLA fu la fortunata creatura verso la quale si protese la materna sollecitudine della VERGINE MARIA. Devotissima della Vergine si era inginocchiata dinnanzi al dipinto raffigurante l’Assunta onde implorare dalla Vergine Gloriosa, proprio alla vigilia della Festa dell’Assunta in Cielo, la sua potente protezione per sé ormai al tramonto della vita (la tradizione ci dice che avesse 60 anni) e per la patria, agitata da fazioni politiche, colpita da fiera pestilenza fin dal 1450, e affamata per la rovina del raccolto completamente distrutto, in quel 1453, da forte grandinata.

14 agosto 1453 giorno dell’apparizione

La pia Tonola di buon mattino, si era recata nei campi in località “Muradelli” non distante dall’abitato di Ghisalba. Era la vigilia della festa solenne dell’Assunta, solennità che la Chiesa e la devozione popolare avevano sempre tenuto in grande considerazione. Verso le ore 9, si era inginocchiata davanti l’antica immagine dell’Assunta affrescata secoli addietro, nell’abside della vetusta chiesina. La pietà dei fedeli di Ghisalba, e forse gli stessi viandanti transitanti sulla strada, aveva restaurata, trasformando l’abside dell’onusta chiesina in tribulina. La chiesa di S. Maria Assunta, detta in gergo popolare “S. Maria Marennina” non era che una delle quattro chiese campestri abbandonate, ancora esistenti alla visita di S. Carlo Borromeo, avvenuta nel ottobre del 1575. Erano dette campestri, perché sorgevano solitàrie in mezzo ai campi. Tre di esse erano allo stato di rudere. Terminata la preghiera, l’anziana Tonolla, si sedette per consumare la sua magra colazione, aveva con sé acqua, del pane ed un coltello per affettarlo. All’improvviso apparve la Beata Vergine che le disse: “io volio che tu dica alii nomini et alle donne da Ghisalba chefazano edificare in questo loco presente una capella a Dio in mio honore…”. Mai un comando della Madonna fu così perentorio, chiaro e preciso. è importante evidenziare come l’ordine di costruzione della chiesa in quel luogo, sia rivolto agli uomini e alle donne di Ghisalba, senza distinzione di sesso, di ceto sociale, cultura, ricchezza e appartenenza politica. Raramente la Beata Vergine obbliga gli abitanti del luogo alla costruzione del santuario a Lei dedicato. A Ghisalba la Vergine ha impartito un ordine preciso: “Costruire una Chiesa a Dio e in suo onore.” Per quale ragione la Vergine abbia scelto la Località “Muradelli” di Ghisalba per la sua Apparizione, non è facile comprenderla. Ghisalba nel XV secolo era in piena decadenza: l’antica e importante Istituzione Pievana era in agonia. Alla decadenza della Pieve come Istituzione si accompagnava anche un impoverimento della fede, un scarsa pratica religiosa e un depauperamento materiale degli abitanti. Come Dio ha rivolto lo sguardo all’umiltà della sua Serva, così la Madonna ha guardato la miseria e il dolore degli abitanti di Ghisalba e dei paesi vicini, decidendo di venire in mezzo a loro a portare conforto e saldezza nella fede. Ma apparendo a Ghisalba Maria ha compiuto un miracolo dei più strani, perché gli abitanti di questo paese credessero alla povera Tonolla, le pose il coltello in gola: “…acciò che te credino, ti darò un segnale, ti mitterò il cortello nella gola per tal modo, che nissuno lo potrà trar via fin che non delibereran di hedificare la ditta capella”.

Il gruppo statuario

Nel 1877 si costituì una Commissione presieduta dal prevosto mons. Stefano Grasselli di Bariano per dotare il santuario di un gruppo statuario dell’Apparizione. Dopo due anni furono iniziati i lavori di costruzione dell’edicola ove collocare le due statue e l’affresco seicentesco del Soldati, tralucente una spiritualità squisitamente siriaco – bizantina, fino ad allora pala dell’altare, l’immagine più sacra e venerata del santuario. Si provvide anche alla creazione si uno “scurolo” per mostrare ai devoti il luogo preciso ove la Beata Vergine Maria posò i suoi piedi.

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